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      E nondimeno se per averne contezza ne dimandi alle diecimila anime del nostro paese, tutte, mentre l'odiano a morte, ti diranno ch'ei sia la crema dei galantuomini, una perla proprio di quelle. Or perché mentiscono a prova? Perché a nessuno basta l'animo a dir la cosa come la sta? Pietro è di razza cane, e non altrimenti che cane, il quale in mezzo alla via posando a terra il sedere, e stando ritto sulle gambe d'avanti, origlia, fiuta, ed abbaia ai passanti, egli nei pubblici ritrovi e negli amichevoli crocchi dice a tutti sboccatamente e con lingua serpentina il fatto loro; e questi, a sentirlo, è briccone, colui ladro, l'uno melenso, l'altro dissoluto; e se gli capiti innanzi, non ci è con lui amicizia che tenga, non servigi prestati che valgano, ti vitupera al cospetto di tutti, e ti rende l'uccello della brigata. Tu l'odi, e ti fuma il naso; tu l'odi, né puoi tenerti; e già vorresti rispondergli per le rime, coglierlo nei suoi mille guidaleschi, rendergli coltelli per guaine; ma, tuo marcio grado, ei ti conviene tacere, ei ti conviene stare in guinzaglio, pigliare in barzelletta le solenni fardate che ti dà sul muso, e, quel ch'è peggio, curvare in arco la schiena, e sorridere all'insultante cachinno degli astanti. Or perché ti manca il fegato di stargli a tu per te, e di cucirgli la bocca? Ciò avviene, figliuol mio, perché Pietro è persona pecuniosa, nato in una famiglia uscita, un trentaquattro anni fa, la prima volta dal fango, ai tempi della francese invasione, e poi usureggiando, e poi rubando, e poi furfantando venuta a poco a poco in denaro; ed a lui, che con questo tiene il paese in pugno, chi vuoi tu che faccia l'uomo addosso?


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Pietro