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      Ora l'uomo le taglia col coltello queste benedette muschere, e la donna dicesi segnata. Ed ecco qui tutto il dritto romano primitivo. Il principio e la ragione della proprietà è la trasformazione, è il trasfondere che fa l'uomo alle cose la propria personalità. Il romano pigliava possesso d'un podere frangendo un ramo, una stipula, conficcando un palo, tirando un solco; e il calabrese strappa il velo alla donna, e spezza la muschera, e le conficca un fazzoletto sulla testa. Allora tutto è fatto: i parenti, devono piegare la testa e chiamare il notaro; ché dopo una dichiarazione cosí solenne qual uomo vuoi tu che domandi la mano d'una donna imbiancata, scapigliata, e segnata da un altro? Questi modi eroici e romulei di trattar le nozze erano comuni in Calabria a tutte le classi, sí ai contadini, e sí ai signori; ma ora costoro ripudiando i tre primi da me ricordati, si attengono al quarto che è il seguente. Indettatasi coll'uomo, la donna l'attende dietro l'uscio di via: l'amante passa, ella tosse, quei se la toglie sotto il braccio, va con lei due o tre volte pel paese, e la lascia in deposito in un'altra famiglia. Ch'è? che non è? Rosina è volata; i vecchi padri soffiano, l'amante fa lo gnorri, la fuggitiva è reclusa, e il paese parla! Si chiama dunque il notaro, si roga l'atto, e figli maschi. Ciò che veramente onora la Calabria è che l'amore vi si fa seriamente. È nell'indole del calabrese il deliberare attesamente pria di pigliare un partito; ma preso ch'ei l'abbia, ha la testa piú dura d'una catapulta.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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