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      Ei, per esempio, non s'innamora al primo sguardo, e al primo riso: ci vuole ben altra pania per tanto merlo; ma imprende una severissima inquisizione sul fatto della fanciulla; e un pelo che si trovi torto nel panno, il mercato va a monte. Sposa ordinariamente la sua vicina, quella, che s'è veduta nascere e pascere, e gli è cresciuta sotto gli occhi, e cui nessuna bocca ha potuto dir Ma. Prende diligente conto dei costumi della madre della giovine, perché un sapientissimo proverbio calabrese dice: Onde salta la capra, salta la capretta; e questa solidarietà di onore, in virtú della quale la vergogna della madre si riversa sulla figlia, è sostegno in Calabria alla fedeltà coniugale. Una donna può odiare il marito, ma è impossibile che non ami la figlia; una donna è amante poche volte, è madre sempre; e il sapere che ogni suo passo falso condannerà la figlia innocente alla vergogna ed alla solitudine, la ritrae dal pensiero di commettere cosa meno che onesta. Il calabrese dunque poiché è sicuro dell'amore e dell'onore della fanciulla, e dei buoni costumi della madre di lei, chiude gli occhi, e segua che può.
      Anche la giovinetta innanzi di concedere il suo cuore vi pensa e ripensa, e consulta il cielo e la terra. La donna fu in tutti i tempi creduta piena di spirito profetico; Pitia nella Grecia chiamava l'avvenire innanzi al suo tripode; Lamia in Roma faceva scendersi la luna sul grembiale; Sibilla in Napoli scriveva il destino degli uomini sulle frondi cadute dell'autunno e le consegnava al vento; Velleda tra i Druidi si appollaiava tra le querce, e chiamava la vittoria sul suo popolo; Valkiria tra i padri di Hegel parlava coi venti, come Hegel ha parlato con le nuvole; e bella in tutti i luoghi ed in tutti i tempi ha detto all'uomo: "Io sono il frutto della scienza e della morte, mangiane, ed adorami".


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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