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      C fece un rumore del diavolo. Scappò furibondo di casa, brontolando ab, ba, be; ma tornato sul mezzogiorno, trovò un pranzo superbo, e chiuse l'occhio sinistro; tornato da sera, trovò una cena magnifica, e chiuse l'occhio destro, e subito la fortuna, che è cieca, prese a buon volere il nostro filosofo, che per meglio contemplare l'eterne verità s'era privato della vista. Comprò una casa, ed un podere; si forní di catena, di orologio e di occhialino, uscí tronfio in piazza arrotondando enormemente la pancia, e divenne D.
      D consapevole di sua ricchezza si pose sul grande: acquistò la favella e fu creduto un Cicerone, gli si sciolse lo scilinguagnolo e venne ascoltato come un oracolo. Fin allora non avea detto una sillaba, non proferito un giudizio; ma da quel tempo, prese a sputare sentenze a dritta e a manca, a dire, con l'orgoglio di tutti i villani rifatti: È non È; a rispondere alle altrui cerimonie guardandosi con compiacenza: Eh! Eh! Eh!; a tenere il collo mollemente piegato, e la boccuccia socchiusa. Insomma, era privo di bocca, e l'acquistò; avea la lingua incollata, e la sciolse; ne spinse fuori la punta con garbo gentile, e divenne E.
     
      E pervenuto a questo punto ambí di essere avvocato ed ottenne la laurea. Scrisse sul codice di procedura una F, cioè furto; nel codice civile un'altra F, cioè frode; sul codice penale un'altra F, che significava favore. E rubando a destra e a manca, e mietendo le fortune de' clienti, le sue mani, le sue ugne, i suoi sguardi, le sue parole furono falci, prese lui proprio la figura di falce e divenne F.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Cicerone