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      Fatte le fogne di pietra, cessa la necessità delle fogne vive, che sono i porci; e allora i padroni o dovrebbero tenerli legati in casa, o associarli sotto la guardia di un uomo, che di giorno li menerebbe a pascere in contado, come si fa in Svizzera delle vacche. Ma finché questi provvedimenti non saranno presi, noi non toglieremo al nostro misero popolo l'industria dei porci, ci opporremo al loro ostracismo, e ripeteremo col Monaco: Se il porco avesse l'ali, sarebbe un Angelo Gabriele.
      4 maggio 1864
     
     
     
      CRONACHE DI COSENZA
     
      I GALANTUOMINI CALABRESI E GL'IMPIEGATI
     
      Ai beati tempi dei Borboni i galantuomini della nostra provincia, (tranne gli onesti) guardati in relazione agl'impiegati, formavano tre classi, dei curiosi, dei vanitosi e degl'importanti.
      Tutte e tre studiavano ad ogni modo di avvicinarsi agli uomini di governo, e guadagnarsene la confidenza; e per loro l'amicizia del portiere d'Intendenza era egualmente preziosa che quella dell'Intendente medesimo.
      L'intento che si adoperavano a conseguire era lo stesso, ma il fine era diverso.
      Il galantuomo curioso, invece di informarsi dei nuovi metodi di coltivazione, dei nuovi strumenti agrarii, delle piante novelle che la scienza dell'agricoltura consigliava e scovriva ogni giorno, era soddisfatto quando gli riusciva di sapere prima degli altri il contenuto d'un telegramma e d'una ministeriale, l'arresto che dovea eseguirsi, la sentenza che dovea pubblicarsi. Con quelle notizie in corpo egli usciva dalla stanza dell'impiegato, pieno di tacita gioia come usciva Newton dal suo gabinetto dov'aveva scoperto la legge della gravitazione planetaria; e stando in crocchio con gli amici s'inebbriava al piacere di sorprenderli, di avvolgersi nel mistero, di offrire ai loro occhi un mondo sconosciuto, di cui egli solo possedeva la chiave, e dire: "Oggi l'Intendente ha chiesto un informo sulla condotta morale e politica di A; domani vi sarà un arresto per B; posdomani verrà qui un corpo di gendarmi per inquirere in casa C"; e cosí via via; e se altri gli domandava com'ei facesse a saper di tante cose, egli lo guardava con aria di compassione, e scuotendo la cenere del sigaro rispondeva: "E mi si chiede come io lo sappia?


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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