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      L'importante poi era un individuo assai rozzo. Egli cercava d'avvicinare gl'impiegati non per soddisfare la curiosità e l'amor proprio, ma per vendere protezione e per far denaro. "Signore, mio figlio è sortito nella leva". "E che perciò? - rispondeva l'importante, - scriverò a Cosenza, e sarà riformato". "Signore, si è istruito un processo a mio carico e vi è una deposizione là dentro che mi fa male". "Parlerò io col Giudice, - soggiungeva l'importante, - e vi porrò rimedio". "Oh! ma il processo è partito per Cosenza". "Ed io scriverò a quel Cancelliere, e me lo manderà indietro". Insomma, l'importante facea ottenere passaporti, permessi di armi, facoltà di aprire nuovi botteghini di sale e tabacco; prometteva tutto, s'intende benissimo, mediante denaro, e le promesse disgraziatamente atteneva. Consapevole della massima Divide et regna,egli facea parte dei suoi profitti (sotto specie però di semplice complimento) agl'impiegati, ed ai loro subalterni; e nei giorni di posta riceveva, e disuggellava anticipatamente gli officii piú riservati diretti alle locali autorità.
      Abbiam detto che l'importante fosse un individuo assai rozzo; ora soggiungiamo ch'era assai infame. Gl'importanti erano in Cosenza, erano in ciascun paese della provincia, ed una secreta alleanza, simile ad una corda coverta di fango, li legava tra loro. Ora immaginate uno o due di codesti sciagurati in ciascun Comune, e ditemi poi che dovesse avvenire. Il popolo diceva: "Le leggi son vane, gl'impiegati sono pro forma: se fo bene, il bene non mi giova, se non vuol lui; se fo male, il male non mi nuoce, se vuol lui: tutto dipende da lui, e la grazia di lui io debbo comprarmi o con strisciargli come un cane sotto i piedi, o con aprirgli la mia borsa, o con concedergli l'onore delle mie figlie". Ed un popolo che ragiona cosí può dirsi mai un popolo di uomini?


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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