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      Č una mandra di bruti; e il nostro popolo fu bruto, il nostro popolo fu barbaro, perché barbaro č il popolo quando non teme della legge, ma dell'individuo; e tutto gli si fe' credere, anche l'assurdo; e quando per esempio un importante ritornava da Napoli, i servi di lui buccinavano pel paese: Il signorino ha dormito nella camera del Re; e il popolo spalancando la bocca ad inghiottire quelle bubbole, portava al signorino, che avea dormito nella camera del re, le sue galline e i suoi prosciutti.
      Questo quadro č esatto come una dimostrazione di matematica. Quante volte percorrendo i varii paesi di questa Calabria, che ci č tanto cara, non ci siamo vergognati di essere Calabresi! Quante volte non abbiamo dubitato dell'esistenza dell'anima in un popolo che dividendosi in due ali mute, ritte ed immobili come se sopra gli fossero scoppiati mille fulmini diceva: Passa lui, passa il padrone; e gli si curvava d'innanzi come avesse voluto dirgli: "Signore, fateci l'onore di darne un calcio al deretano!"
      Siffatta servilitŕ non fu altrove sí grande e sí abbietta come nella nostra provincia. Le popolazioni smunte di denaro dagl'importanti, che asserivano quel denaro dover fluire in Cosenza, diceano di Cosenza: Cosenza di denaro ci fa senza; Cosenza paese di succia-inchiostri. Ed i succia-inchiostri erano quella pallida ed affamata turba di impiegati in foglio e in dodicesimo della Cancelleria Civile e Criminale e dell'Intendenza.
      I galantuomini Calabresi, che abbiamo diviso nelle tre classi di curiosi, di vanitosi e d'importanti, per giungere ai loro intenti adoperavano i medesimi mezzi, mezzi vili, mezzi abbietti, mezzi indegni del libero cittadino.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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