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      E tutti gli ordini religiosi amarono perciò gli uccelli; e il frate e la monaca fan di loro celle un'uccelliera, educano i canarii, preparano i nidi, e vanno in estasi sante quando li veggono a covare. I fisiologi recherebbero questo fatto ad una deviazione d'istinto, dell'istinto di paternità negli uni, di maternità nell'altre: noi lo rechiamo al bisogno che sentono entrambi di meditare sulla vita degli angioli, che un poeta del Seicento chiamava uccelli celestiali, e di queste due cagioni i lettori faranno la scelta. I Gesuiti furono, al pari degli altri frati, amanti di uccelliere, ma ne vollero due, una a sinistra, l'orfanotrofio delle Vergini, ed una a destra il Monastero di Gesù e Maria. Quanti santi gorgheggi, quanti soavi pispigliamenti, quanti lievi battimenti di ali non beava ciascuno di quei rugiadosi! Il buon Padre dopo aver predicato e detto mirabilia dell'altro mondo entrava nei cameroni; e là d'attorno al gufo nero si affollavano come attorno ad una civetta, tutte le specie di passere, quaglie, cingallegre, capinere, e via dicendo; e che faceano al buon Padre? Le une gli tergeano dalle torose spalle il santissimo sudore; l'altre piegate mollemente, se ne ricevevano tra le ginocchia i beatissimi piedi, e gl'infilavano le calze. E questo è fatto. - Lo raccontava un'ex vergine uscita dall'orfanotrofio, che ignorava tutto, tranne l'arte d'infilare le calze, e che tra le mille massime imparate dai Gesuiti ripeteva sempre questa: Ho mangiato pane e radice. Quello che si fa non si dice.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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