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      Con le leggi eversive della feudalità sparirono gli usi civici, i beni ecclesiastici divennero allodiali di pochi, crebbero i fitti delle terre, montarono i prezzi dei pascoli, ed i massari fallirono l'uno dopo l'altro. Aggiungasi a ciò la febbre ambiziosa che invase tutti gli animi, il desiderio di uscire dalla propria classe, e l'amore del lusso, cose tutte sconosciute prima della invasione francese, e per le quali avvenne che il massaro vendé i buoi e l'aratro, il piccolo podere e la capanna per dare al figlio un'arte, od una professione. Una turba di preti, di medici, e di avvocati, di sarti e di calzolai succedette agli antichi massari, la quale se non ebbe addosso la sordida giubba del padre, e l'uosa di cuoio bovino al piede, non s'ebbe neppure né l'indipendenza d'indole, né la vita agiata e sicura, né la tranquilla e venerata vecchiaia. Tolti i pochi nobili preesistenti alla Rivoluzione francese, tutti gli altri nostri galantuomini attuali sono figli di massari che al 1789 solcavano la terra. E fin d'allora prese a scemare l'amore per l'agricoltura, e il numero degli agricoltori, e quello crescere invece degli artigiani, degli avvocati, dei medici e dei preti, con danno della pubblica quiete e della pubblica morale. Coloro che attualmente si contano in maggior numero sono i massarotti, e vanno divisi in quattro classi.
      La prima classe è di quelli a cui il galantuomo proprietario dà uno, due, o tre paia di buoi. La spesa pel loro nutrimento e per l'aratro, pel carro e per gli attrezzi e gli accessorii di entrambi si dividono ugualmente tra il massarotto e il proprietario, e si divide del pari il guadagno.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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