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      Il padrone gli dà pure una scorta o di porcelle o di porcastri, e il frutto delle prime si divide, e si divide la carne dei secondi a Carnevale. Ma il maggiore di questi vantaggi, benché immorale, e vergognoso, è il seguente. Noi altri galantuomini calabresi, qual piú, qual meno, abbiamo tutti del Don Rodrigo, e ci rechiamo ad onore di proteggere i ladri, gli assassini, i truffaiuoli. Il colono diventa tale per sfuggire alla persecuzione dei suoi creditori: entrato nel mio fondo, quando questi al tempo del ricolto vengono a sequestrarglielo, io salto su, e dico: "Il mio credito è privilegiato", ed affaccio un titolo falso. E cosí noi invece di educare il popolo contadino al bene, gli diamo l'esempio funesto della frode, e gli tenghiamo mano nella truffa. Ma spesso l'inganno ricade sull'ingannatore, e il colono, dopo di essersi gravato di molti debiti con me, ecco un bel dí mi pianta il fondo, e va colono con altri. Nei poderi, che, stante la loro poca distanza dal dimestico, possono essere visitati sicuramente dal proprietario, i coloni son piú docili, i terreni meglio coltivati, i padroni puntualmente soddisfatti a metà di ogni sorte prodotti. E quindi la coltura degli alberi a frutti è piú copiosa e studiata, mentre a tre miglia dal paese le terre o son nude, o coverte di querce, di scope e di ginestre. Dalla varia forma, onde si costruiscono i nidi, si scerne la varia specie e il vario costume degli uccelli, e dal vario modo onde si coltivano le terre si deduce il grado delle guarentigie sociali in una contrada.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Carnevale Don Rodrigo