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      U capitanu de lu battagliuni:
      Ni fuoziru (furono) tricientu fucilati,
      l'àvutri (gli altri) si mísiru 'nprigiuni.
     
      Tra i mille imitatori del Berni non mancò chi trattasse in buono italiano il medesimo argomento; ma il nostro bracciante poeta è rimasto insuperato. È grazioso quel suo andare a spollinarsi in un vallone; è bella l'iperbole d'un pidocchio armato con le corna d'un ariete che combatte col misero contadino e lo manda a gambe levate per aria, con dargli una capata al petto. E l'arrivo del Capitano che mette in ginocchio quei pidocchi come altrettanti briganti, e grida al suo battaglione: "Fuoco!", aumenta la bellezza dell'iperbole.
      Ma noi domandiamo: - Un contadino pari al nostro, che conosce d'esser povero, imbrutito, lordo, sporco, ignorante e ne ride, non merita pietà da noi? Non è degno che ci occupiamo di educarlo, di migliorarlo, di fargli nascere in petto il sentimento della dignità umana? Esso attualmente non è uomo, ma un'appendice dell'animale. Lavora per mangiare, mangia per aver forza a lavorare, poi dorme: ecco tutta la sua vita. Sente i bisogni dell'intelligenza? No. Sente quelli del cuore? Neppure. E pensare che dopo una vita intera vissuta a stecchetto egli parte dal mondo senza aver conosciuto né il mondo né Dio, né le meraviglie del mondo e di Dio, è cosa che stringe il cuore. E stringe il cuore il vedere tutta la felicità d'un uomo attaccata ad un capo d'aglio, e quella d'una donna al possesso d'una gallina! Quando questa vien rubata, se ne piange la perdita per tre giorni.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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