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      Egli dice: Piecura nivura e piecura janca. Chi mori mori, e chi campa campa, il quale suo proverbio si traduce cosí: "Muoia chi muore, viva chi vive: le pecore altre son nere, ed altre bianche, e gli uomini debbono essere quel che sono, gli uni felici, e gli altri no". Il fatalismo è la religione del nostro pastore; nulla egli teme che il mal tempo ed il mese di marzo, ed intorno a ciò ha delle opinioni singolari. "Al giorno della Candellaia, egli dice, esce il Lione dalla tana e grida: "Se nevica e se piove, quaranta giorni vi sono ancora; ma se Sole spande, tanta acqua getta". E piú volte noi domandammo che cosa fosse codesto leone, e da che tana si affacciasse. E il pastore ci rispose: "Vuoi sapere che sia il leone? Il leone è il leone, e ciò ch'io dico è vero: s'oggi ch'è il dí della Candellaia fa neve e pioggia, gli è buon segno, ed avremo quaranta giorni d'inverno, e non piú". Quando poi la sera il Sole tramontando dietro le nubi, queste si aprono ad un tratto facendo un foro luminoso, il pastore con la sua faccia di Satiro guarda il Cielo, e dice sorridendo: "Domani avremo buon tempo, la Signora ha fatto il buco". Quanto a marzo, egli dice con tutta la serietà: "Marzo è figlio spurio, fece annegare la madre nel fiume; vinse quattro giorni ad Aprile, e rovinò il pecoraio che diceva: "Tegno marzo al deretano; le pecore le ho tutte". Non ne capisco nulla, dicemmo una volta ad un pastore; e il pastore ci rispose: "Senti, padrone; ti dirò il fatto io. Marzo è mulo, ossia è figlio illegittimo, e quando nacque piangea con un occhio, e ridea con un altro.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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