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      La madre se lo strinse al petto e gridò: - Marzullo, tu mi geli la mammella, e mi agghiacci il sangue. - Mamma, - rispose Marzullo, - voltami verso l'altra mammella -. La madre lo voltò, e gridò di nuovo: Marzullo, tu mi bruci -; e spiccatoselo dal petto lo adagiò nella culla. - Perché, - gli disse poi, - sei cosí cattivo, figlio mio? - Io so, - rispose Marzo, - che tu mi hai generato in contrabbando, e non sarò quieto se non mi dici il nome di mio babbo. - Questo non si può, ripigliò la madre, - e Marzo allora spinse dalla bocca una pochina di lingua facendo una smorfietta, e tosto i diavoli ballarono, e si levò una serezzana cosí acuta e cosí fredda che ti spiccava l'ugna dalle dita. - Marzullo, - disse la mamma, - fa, ti prego, che il tempo schiari: ho da imbucatare i tuoi pannicelli, e mi fa bisogno d'un bell'occhio di Sole per assolitarli. - V a pure, - rispose Marzo; - penserò io. E fece un tempo cosí bello, che gli alberi mettettero, i fiori spuntarono sotto i piedi della madre. Ma tutto ad un tratto Marzo aggrondò: il cielo si turba, vien giú un subbisso di pioggia e di gragnuola; il fiume si gonfia, e ne porta via la madre e il suo corbello coi panni". "Oh! è cattivo codesto tuo Marzo". "Sí, assai cattivo, padrone mio", mi soggiunse il pastore; - e n'è prova un pecoraio, di cui la felice memoria di tata mi raccontava che avendo detto: - Ah! mulo di marzo, non ti curo piú d'un corno: le mie pecore son tutte, e già siamo al trentuno -; Marzo si tenne offeso, uscí di casa e fu da Aprile.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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