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      Vi' ca li donni su pompusi assai,
      Nun li cuntenta nisciunu de nua;
      Si vuonu ncuna (vogliono alcuna) cosa e tu nun l'hai,
      Ti mínduno (mettono) u fruntali de li vua..
     
      E il consiglio di questa canzone è saggissimo. Per questi poveretti il mele del matrimonio indi a pochi giorni passa in amaro "fele di bue". Nessuno di loro può soddisfare a tutte le voglie di sua donna, e costei gli impianta in fronte il "frontale dei buoi", gli fa le fusa torte, e cosí avviene. Oh! non è il solo amore del guadagno che dovrà quindi innanzi persuadere i nostri proprietari a farla finita con la pastorizia nomade, a chiudere le vacche nelle stalle, e il bestiame minuto in ovili ben fatti, e forniti di stanze per i pastori, dove questi dimorino da un anno ad un altro, e possano convivere con le loro mogli; ma è l'amore, che debbono sentire per la morale ed igiene pubblica. Nei nostri piccoli paesi alla stagione invernale tu non trovi altro che donne separate dai mariti, e pochi preti, e pochi galantuomini, e pochi artigiani. Hanno luogo allora le seduzioni, né la cosa può essere altrimente: ed i mariti di quelle donne, che son tutti pastori, vivendo sei mesi dell'anno lontani dal focolare domestico si abbandonano alla vaga venere, e tornando a casa o vi portano, o vi trovano il germe di mille morbi vergognosi, che l'amore disprezza, la miseria non cura, la generazione propaga. E tanta calamità non è altrove sí grande quanto nei Casali, i cui abitanti privi dei terreni Silani altro partito non hanno per vivere che di emigrare armati di vanga in Sicilia, o di divenire pastori, vaccari e giumentieri.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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