Pagina (125/319)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E chi sentesi cuore in petto ha certo di che fremere alla vista di tante povere famiglie, alla cui miseria si aggiunge per soprassello la malsania, e che ogni anno nei mesi estivi corrono, con improvvido consiglio, nei bagni termali della Guardia. Bisogna andar colà per conoscere a fondo le miserie popolari; e se avrai cuore per non sdegnare la conversazione degl'infelici, aria di bontà nel viso e nei modi per procacciartene la fiducia, ed intelligenza per comprenderli, tu udrai quello che noi abbiamo inteso, e che ora scrivendo non possiamo ridire.
      Diremo solo che tra tanto sorriso di cielo, e bellezza di natura che ne circonda, il nostro pastore, non ostante il suo miserabile vivere, è pur bello. Bello si fa lo spino, quando primavera lo copre di fiori; ed egli si fa bello quando amore lo desta. E amore lo desta nel mese di Pasqua. L'inverno è passato; non gli è piú letto una fascina sull'acqua, ma il campo fiorito; non piú cibo un duro pane favato, ma latte e ricotte. Egli porta bene la vita, educa la zàzzera, spiana le grinze, e se il bracciante intoppandosi in lui nei dí festivi in piazza, gli fa segno di invidia, e dandogli d'un pugno alla schiena (come è stile dei nostri villani nel salutarsi) gli dice: - Oh le spalle di ladro che hai fatte! egli con rauca voce gli risponde:
     
      U pecuraru è statu vistu a Pasqua
      Quannu si mangia la ricotta frisca;
      Ma nun è statu vista u misi e marzuQuannu jestima (bestemmia) li Santi de Cristu.
     
      E sentendosi lieto, e bene in gambe, la domenica rientra in paese, porta la mancia al padrone, poi passa innanzi l'uscio della bella, e se costei è sulla soglia, cava dalla panattiera un caciolino, e glielo porge.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Guardia Pasqua Pasqua Santi Cristu