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      Il terreno prima si ara, poi si contrattaglia o intraversa (s'intrava), poi s'interza; e a questo lavoro sopra sette are bastano tre bifolche (iurnati di buoi) che si pagano 12 lire e 74 centesimi quando il bifolco non è spesato, e s'è spesato, 10 e 18; e bastano 64 lire per letame. La semente dei cocomeri e dei poponi si pone in màcero in una pochina di acqua per quarantotto ore, e quando si è rigonfia, e piglia a muovere si pianta. Il cocomero ama un letto spazioso di quattro travi, cioè di quattro solchi; piú angusto e di tre lo vuole il popone; entrambi poi sono ghiotti di concio; e però l'ortolano scava una formella larga un palmo e mezzo, fonda un mezzo, e lunga due, e la riempie d'ingrasso. Poi copre il letamiere con terreno sciolto e renoso, che ammonta a guisa di pane, vi segna una croce, e vi affonda in mezzo quattro semi, dei quali, quando son talliti, due si sbarbano e due restano. Il cocomero per venire perfetto non deve uscire dal letto; e ligio a questo suo proverbio, l'ortolano ne svetta i polloni con l'ugna, quando tentano d'introdursi nel letto del vicino, e mozza sopra tre occhi quelli del popone. Quando l'orto è in fiore è mestieri che i letti si scassino, e le porche si costeggino, e questi lavori che rifiutano l'aratro, e vogliono la zappa, sono i soli che siano a carico dell'ortolano; ed a condurli bastano per sette are trenta opere di braccianti, che si pagano 29 lire e 74 centesimi.
      I cocomeri presso ai centri popolosi si vendono undici lire la carrata e la carrata è di 285 chilogrammi: i poponi poi, e massime i vernini, hanno altro prezzo, ed una carrata si vende 17 lire.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319