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      E se altra donna passando per strada
      faccia capolino dallo uscio e domandi alla popolana nostra: "Comare, hai cresciuto?" si ha in conto di augurio cattivo, e non le si rende risposta.
      Per ogni macinata, la quale è di uno ettolitro e trentotto litri, i fattoiani ricevono a mercede due chilogrammi e ventidue grammi di olio, dei quali si fanno tre parti eguali, una per l'oliandolo e l'attizzatore, una pel saccardo, ed una pel padrone del trappeto, il quale prende pure la parte che tocca al saccardo, quando la bestia che muove la macina è sua ed il saccardo n'è il garzone. L'olio poi che sgrondando a poco a poco dal torchio e dalle doghe della tina si rigaglia la dimane nel fondo di questa si dice la pezzente, e cosíffatta pezzenteria di olio cade per intero a beneficio dei fattoiani. Passa ogni credenza la quantità squarciata di olio che ingoiano costoro; la favata, che dalla popolana viene apparecchiata per essi, deve nuotare nell'olio, e poiché in un giorno fanno la macinata ad una, a due ed a tre popolane, è chiaro che in un solo giorno sventrano tre volte. Fanno dunque cotenna, fanno, come diciam noi, coppa da frate, e il colore del loro viso pende in quello dell'olio.
      Questa cuccagna nei paesi alpini non va oltre i due mesi, ma tiene otto e dieci nelle maremme. Colà, piú che in veruna altra parte, grazie all'aere felice gli olivi adeguano le piú alte querce; il loro glauco colore si mesce a quello del mare, e si armonizza con esso, perché le stesse cause atmosferiche, che danno all'onde una tinta cenerognola, arrovesciano dalla parte, ch'è bianca, le fronde degli ulivi.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319