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      La sera alloggiano nelle casette che, come dicemmo, circondano il casino, e filano, e conversano fino a due ore di notte; la sera sopra domenica si danno all'allegria, e cantano e ballano facendo castagnette con le dita, e suonano i loro cembali nelle ricche stanze dei padroni che amano godere della voce, e delle grazie di quelle poverelle, alle quali danno 34 centesimi al giorno per disonorarle. Noi raccogliemmo alcune loro canzoni, e le riportiamo, perché i lettori veggano quanta gentilezza di fantasia sia nelle nostre ardite montanine. Ponghiamo dunque che il padrone sia un Barone; gli sono a fianco i figli e le figlie, la nuora, ed ecco le canzoni che si cantano:
     
      O giovaniellu carricu de cima (18)
      Ti edi esciuta n favuri na sintenza (19);
      Ca lu Suli nun esci la matina,
      Si de la vucca (bocca) tua nun ha licenza:
      Chianu chianellu spunta, e pua s'incrina (20),
      Vanti (davanti) li piedi ti fa riverenza.
      Tu l'addummanni:- Duvi voi puniri (21)
      - Duvi cummanna la vostr'Accillenza.
     
      Il baroncino dunque è cosí bello, che il tribunale di Dio ha sentenziato che il sole non possa levarsi senza il permesso di lui? Il Sole gli s'inchina ai piedi, lo riverisce e gli domanda: - Dove volete che io tramonti? - O baroncini, deh! non gittate la corruzione nell'anima di queste contadinelle, che hanno tanta poesia nel cuore.
     
      Brunetta, ch'ammagasti lu Signuri
      Chi tanta bella ti facisti fari,
      Tu hai arrubbatu li sferi allu Suli,
      A luna pizzutella la fa' stari,
      Tu commanni li stilli ad una ad una;
      Si li cummanni, li sa' cummanari,


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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