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      Fanciulle e giovanetti, che nell'aprile precedente ingannando il vigile occhio dei vecchi, si giurarono amore sotto il ciglione dei capifossi, presso alla sorgente dove s'incontrarono a bere, e dietro l'ombra dei manelli si diedero il primo bacio, mentre si piegavano a nettare il terreno, sotto il cilestro tappeto che il lino spiegava loro sul capo, ora vi ritornano col nome di sposi, e si guatano e sottoridono alla vista dei luoghi segretarii dei loro amori. Empie l'ore dei primi giorni la cura di rifare i pagliai, frascati e capanne; e le si rizzano a gruppi secondo le famiglie ed i paesi, e l'uno visita l'altro, e l'amicizie ivi nate e poi dal verno interrotte si riannodano. Ed ogni gruppo ha il suo capozànzero, il quale sbracciato, spettorizzato, e con un vecchio cappello tirato bravamente sul viso, assegna i terreni, risolve i contrasti, concilia gli opposti desiderii. E poiché ogni paese in Calabria ha motti, scede e tradizioni ingiuriose al paese vicino, esse rivivono ancora nella Sila, e gli abitanti dei vari gruppi si danno la baia tra loro, e tu senti canzoni piacevoli, e proverbii mordaci (ditterii), che, mentre si lavora, partono da un colle e trovano nel colle dirimpetto altri proverbi ed altre canzoni, che le affrontano e le rimbeccano a mezzo della via. Cosí la vita primitiva, nomade e selvaggia coi vizi, le virtú, le gioie ed i dolori suoi si rinnovella per sei mesi in Calabria, e noi ricordiamo sospirando i bei tempi di nostra giovinezza, che ne fummo testimonii.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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