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      Col finire di settembre tutto questo tumulto finisce. I linaiuoli con le famiglie si ritirano nei loro paesi nativi; e, come entrano in paese, maciullano, e scapecchiano il lino, ne fanno pesi o faldelle, e si mettono in giro per tutti i paesi della provincia. Ogni peso o faldella (pisa) è di dieci libbre, e fa da cinque a sette lire e 54 centesimi. Un tómolo ossia 55 litri di linséme (linosa) fa nove lire e 33 centesimi, e seminato gitta venti faldelle di lino, ed un ettolitro, e 55 litri di seme. In appresso vedremo quale forza abbia sui nostri costumi questo modo di vivere dei linaiuoli.
      20 agosto 1864.
     
     
     
      XI. - I CONCARI
     
      La regolizia dal fusto liscio e dai fiori giallognoli viene spontanea in molti luoghi, finanche tra le macíe del castello di Cosenza; prova in ogni sorta terreni, piú nei bianchi, meno nei renischi e troppo asciutti; ed i frigidi ed i pollini, che ne sono i migliori recipienti, danno ventuno chilogramma di panellini per ogni ottantanove di radice. Il proprietario di terre acquitrinose vi pianta la radice a glabe d'una spanna, e due palmi profonda, le lascia vacare il primo anno, le pone a seme nei seguenti, guardandosi però dall'adoperare la zappa, ed al terzo anno ne cava la radice. E sui terreni che già si trovano divelti torna a sementare senza veruna spesa, sicché non vi ha caso che statino, né i cereali gli fruttano mai, che non gli frutti ancora ogni tre anni la regolizia. Fatta una volta che se ne abbia la piantagione non è mestieri che si rinnovelli, perché la vaga dell'umido sempre piú s'addentra sotterra, né viene mai meno, solo che si adopri, come dicemmo, l'aratro, e non la zappa, che facilmente la sfittona.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Cosenza