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      In ogni concio è un fattore, sedici concari, un capoconcaro, un trinciatore, sei molinari, un falegname, due acquaiuoli, un pesatore di legna, un fanciullo marchiatore, e sedici impastatrici. Accrescete a costoro i mulattieri che someggiano legna, i contadini che scavano la radice, e già un concio vi darà l'aspetto d'un piccolo paese, dove per sei mesi dell'anno, da decembre, a tutto maggio, traggono uomini e donne di tutti i nostri villaggi. Il capoconcaro tira 50 lire e 90 centesimi al mese; 59 e 48 il falegname; 29 e 74 ciascuno dei concari e dei molinari e 33 e 99 il pesatore e il trinciatore. Degli acquaiuoli poi l'uno tira 34 lire, l'altro 27 e 61 centesimo. Hanno oltracciò ciascuno quattro chilogrammi di olio al mese per lume e condimento, ed una mancia di sei chilogrammi di carne porcina al Carnevale. Altre mance (jussi) toccavano negli anni addietro; si rendeva solenne l'apertura del concio e il principio dei lavori con due barili di vino; a Natale ciascuno uomo toccava mezzo chilogramma di olio ed altrettanto di farina per far frittelle; a Capodanno una ricotta; a Carnevale una libbra di formaggio, e due maccheroni, e a Pasqua un chilogramma di carne di agnello; ma ora l'avarizia dei grandi signori è cresciuta, e tutte queste mance si sono tolte, tranne quella, che dicemmo, di Carnevale. Le impastatrici, e quelle che vengono chiamate sull'entrare di marzo a riasciacquare nell'acqua fresca e corrente i panellini di liquerizia già rasciutti sono in peggiore condizione.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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