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      In alcuni luoghi si è pensato ad imboschire le rive con olmi, ontani, frangole e gàttici; e quindi veramente è venuta grande bellezza ai fiumi, e chi viaggia di està per la nostra valle sentesi chiamato a far sosta sotto quell'umide ombre, e godere di smarrirsi per poco nei loro laberinti, beato se non intoppi in qualche brigante accovacciato sottesso i cespugli.
      Quando, dopo esultato oltre le rive, i fiumi rientrano nel letto, lasciano per lungo tratto d'intorno motacci e loie, dove uomini e bestie impantanano: al qual pericolo accostando quello che si porta nel loro passaggio, ognuno vede quanti ostacoli abbia d'inverno il commercio tra noi. Vadosi, dicemmo, sono tutti: ma in quelli in ghiaia i ratti son frequenti, e quando in tempo di piena le torbide ora bionde, ora sanguigne devolvono, come cranii bianchi, enormi sassi, e ciottoli che fischiano e vanno quali saette, il passaggiero si ferma ad udire quel sublime fracasso, né si assicura a tentare l'acque minacciose. In quelli poi in sabbia ed in fango, gli scanni di arena, ed i gorghi sotto l'onda che su vi scorre ora scarsa, ora ricca, ma sempre quieta, taciturna ed insidiosa nascondono pericoli maggiori. Si ricorre in questi casi a bufali e buoi, che si aggiogano ad un carro; ma il non trovarsi sempre a mano e per tutto cosiffatti espedienti ha fatto sí che si formasse appo noi una classe di uomini, a cui diciamo Passatori. E' poco numerosa, molto misera, ed accoglie le persone oziose, le quali o avverse o inette ai lavori dei campi si piacciono a vivere con la pipa in bocca, inerti e meditabondi sulle rive dell'acque, e facendosi pagliai presso al vado, o nei boccelli, o isolette che, quando i fiumi si diramano, restano chiuse tra le loro corna.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Passatori