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      I passaggieri ed i vetturali che sul cammino che intendono tenere sanno di non trovare il vado, sono costretti a torcere via, con molta perdita di ore, e muovere sponda sponda finché il trovino. Si dà un fischio, e dalla bassa portella dei pagliai escono ignudi nati e curvando il capo i nostri selvaggi passatori. Quella cinica nudità è spesso schifosa, scandalosa sempre; e noi sappiamo d'un giudice che avendo a condurre oltre il nostro Crati la moglie, della quale vivea soverchiamente geloso, attese a farlo che fosse luglio. I piú arditi, quando discreta sia l'altezza dell'acque, le guadano a cavallo, a meno che le loro bestie non siano o novizie o agostàriche; e diconsi agostàraci da noi quei cavalli che si fanno nati di agosto perché hanno il vezzo di voltolarsi nelle acque, come dentro un renacchio. Ma quando il fiume è grosso, i passatori tragittano prima le bestie guidandole a mano, e poi dando volta si tolgono a cavalluccio il passaggiero, e se costui sia o troppo pesante, o troppo timido, due di loro s'intrecciano le braccia al collo, vi prendono in mezzo a sedere il loro uomo, e questi tenendosi con le mani alle loro gavigne chiude gli occhi, e quando meno se '1 pensa si trova all'altra riva. Le nostre montanine, ardite e vispe che sono, parte per quel pudore che mancò a Deianira, parte per non potere pagare il nolo, sdegnano di credersi al collo di quegl'ignudi Nessi, e dieci e venti di quelle prendendosi per mano si rimboccano la gonna alla vita, e lasciando andare giú la sola camicia, si ficcano nella corrente, guazzandovi non altrimente che schiera di bianche papare, e cantando e motteggiando toccano l'altra ripa.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Crati Deianira Nessi