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      È loro impiego il sorvegliare i campi e le opere o lavori, e le industrie campestri, unirsi in troiata dietro il padrone quando si conduce in contado, e farlo dentro il paese formidabile ai cittadini, e fuori formidabile ai briganti; e poiché il cane che ci difende dal lupo somiglia al lupo, il guardiano che ci difende dal brigante, somiglia al brigante, e non solo nelle vesti che sono le medesime, salvo che costui le ha di pannolano piú fine, con mostre rosse, e con bottoniere di piastre di argento o di marenghi forati; ma nei costumi eziandio e nell'indole. Ad essere guardiano non basta il volerlo; si richiede un uomo che sia celibe, un uomo fatto alla traversa, che non rimanga paziente all'ingiurie, un uomo di sangue e di corrucci, che abbia piú volte dato briga alla giustizia, espiato una pena nelle prigioni, vissuto furfantando nel paese nativo, da cui poi sia stato costretto a spatriare. E i nostri galantuomini, onde i piú sono di onesti e temperati costumi, gemono di sentirsi costretti per la paura dei briganti di adoperare ai loro servigi cosiffatte persone. I briganti o sono evasi dalle carceri, o quasi tutti nativi dei villaggi albanesi e silani; e poiché le vaste lande della Sila sono il loro ricovero, il galantuomo stima fare il suo pro' assoldando guardiani anche albanesi e casalini, i quali li conoscano per essere stati un tempo loro concittadini, e compagni nelle carceri, nelle manifatture della regolizia, e nei lavori campestri: il che è tanto vero che i signori della provincia vicina alla nostra, che hanno terre ed industrie tra noi, seguono il medesimo stile, e mettendo indietro i loro conterranei conducono ai loro stipendii i piú tristi dei nostri.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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