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      D'indi in poi il luogo restò maledetto, e il terreno soprastante prese a sfranare. Nondimeno un uomo cocciuto volle edificarvi quel molino, e come vi pose piede non si vide piú bene. Una sera, soletto nel molino, girava innanzi al fuoco un tocco di lardone infilzato allo spiedo, e si faceva il panunto. Gli ricordò di avere quel di perduto molto al gioco, e prese a snocciolare la litania dei santi, e dire "Diavolo, non ti faccio galantuomo, se non mi aiuti; lascerò li quel Cristo legato, che non può muovere un dito a mio favore, e mi acconcerò tutto ai tuoi comandamenti". Issofatto si ruppe il tempo: acqua, grandine, vento, e tuoni. Il mugnaio resta fermo al suo focolare. Si picchia. "Chi batte?" "Un amico". "Che volete?" "Asilo contro il tempo". Si apre. Entra un bel galantuomo intabarrato fino al mento, e si assetta. "Perché sedete discosto dal fuoco?" "Io sto sempre caldo". "Ma pure... avvicinatevi". Il galantuomo si avvicina, ma tiene i piedi nascosti dal lungo mantello, e sotto la soglia del focolare. "Levate i piedi", dice il mugnaio, e scaldatevi meglio. L'altro nicchia, poi cede; leva i piedi, e mostra due piedi tondi di asino. "Ah! sei tu dunque, brutta bestia", grida il mugnaio, e gli dà sul mostaccio del lardone infilzato e rovente. Quegli sull'istante si fa tutto asino: allunga le orecchie, le percuote contro il palco, e il molino si sfascia.
      La bizzarria, onde sono architettate queste novelle è la migliore prova della bizzarria onde sono architettate le nostre dimore.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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