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      Vi è stato, e vi è in Italia un pregiudizio balordo, a cui non sarebbe esagerazione l'attribuire tutte le nostre calamità. Quel pregiudizio è espresso in que ste parole. Si deve rispettare il bottone. Succede uno scandalo nel clero? I parrochi, i vescovi dicono "si deve rispettare il bottone", e dei colpevoli non si parla. Succede uno scandalo nella magistratura? I procuratori generali soggiungono: "Si deve rispettare il bottone", e le cancrene si coprono. Oh no! non è il bottone, ma è la virtú, ma è l'innocenza, ma il merito che debbono rispettarsi. Se attaccate un magistrato, ei ti risponde: - Zitto! la magistratura è l'onoratezza in persona -. Se attaccate un militare, questi pone mano alla squarcina e ti grida - Milizia ed onore sono sinonimi -. E questo è vero; ma si attribuisce all'individuo ciò che conviene al corpo; e ciò è contrario alla logica. Fra dodici apostoli si ebbe un Giuda, e tra mille galantuomini possono trovarsi venti furfanti; oppure la virtú è una divisa, che si taglia sopra un solo modello e si dispensa a tutti coloro, che se ne vestono? Il militare, accennato di sopra su cui cade il sospetto di manutengolo, sarà innocente, e noi bramiamo che il sia, e lo bramiamo per l'onor nostro, per l'onore del prode esercito, per l'onore dell'Italia. Ma che importa? Noi gridiamo all'autorità militari: - Aprite gli occhi -. Il giudice Rossi sarà innocente, e noi bramiamo svisceratamente che il sia: ma che importa? Noi gridiamo alle autorità: - Aprite gli occhi -. Quando un dubbio è sorto, bisogna che si vada a fondo.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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