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      ) '59, noi, tra tanti borbonici che vengono a Roma, tra tanti briganti che ci molestano fuori, tra tanti manutengoli che c'insidiano dentro, se non apriamo gli occhi siamo talpe.
      30 novembre 1864.
     
     
     
      RISPOSTA ALLA LETTERA DEL CAPOBRIGANTE PIETRO BIANCO
     
      Caro Pietro,
      ho ricevuto la tua lettera, che mi ha messo le lacrime. Hai confidato in me, e ti ringrazio della buona opinione che ti sei formata dell'animo mio; mi hai creduto incapace di tradirti, e non ti tradirò. Tu non eri nato per fare il brigante, per morire sul patibolo, o dietro un pino per un colpo di moschetto, e restare senza sepoltura, pasto dei cani e degli uccelli. Tu sei nato buono, perché Dio ti ha dato un'anima battezzata, come l'ha data a me, come l'ha data a Garibaldi. Tu hai veduto Garibaldi sotto le mura di Capua, e dimmi: - Non era bello quell'uomo? Che bontà non era pinta nei suoi occhi e nella sua fronte! Pure, nulla differenza passa tra l'anima sua e la tua; l'una e l'altra furono create da Dio, l'una e l'altra sono immortali; e s'egli è un eroe ed un angelo, e tu sei un brigante, la colpa, caro Pietro, non è la tua, ma è della miseria, in cui vivevi, è dell'ingiustizie che hai sofferto. Pietro, io ti stendo la mano, e non mi vergogno di chiamarti fratello. Sei caduto in un fosso, e voglio aiutarti ad uscirne. Tu vuoi salva la pelle, tu mi confessi di aver consumato diciassette omicidii, e temi di morire o fucilato dietro un pino, o sulla forca. Ora senti, Pietro, quello che io ti dico. Io non ho avuto altri oggetti sacri che Dio, e mio padre, ch'è morto; ed io ti giuro solennemente, ed alzando le mani, nel santo nome di Dio, e sull'adorata memoria di mio padre, che io non solo ti salverò la pelle, ma ti salverò anche l'anima.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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