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      Noi guardammo nello Scrivano il brigante convertito, che cerca di espiare il passato, che non fugge alla pena, onde la umana giustizia potrà colpirlo, ma studiasi di render mite quella pena con servire alla società ed all'ordine pubblico. Fu un abbietto colpevole, fu un assassino dei piú volgari, dice il "Corriere"; ma se dunque quel colpevole fosse stato un illustre colpevole, un vescovo brigante, un prete brigante, un avvocato brigante, un galantuomo brigante il "Corriere" lo avrebbe assoluto? Noi abbiamo altro gusto; disprezziamo sí egualmente il ladro di cinque lire, e sí quegli d'un milione; e non usi a vendere la nostra parola non difendiamo un brigante, sol perché ricco, non calunniamo un brigante sol perché povero. Il "Corriere" parla di fatti, e torna su di nuovo con la fede di perquisizione dello Scrivano; ma i fatti riferiti da noi son dunque baie? Parlammo di Pantusi e Pantusi è ancor vivo, parlammo di concerti tra l'autorità politica e la militare, ed esponemmo le cose, come risultato dalla testimonianza di uomini onesti, e da documenti irrecusabili. Or ci provi il Corriere" che i misfatti segnati nella fede di perquisizione dello Scrivano fossero stati commessi da costui dopo la sua presentazione; ci provi che il mancato omicidio in persona di Pantusi fosse per davvero, ci faccia smentire dall'autorità militare; e noi, dandogli causa vinta, confesseremo di esserci ingannati. Il "Corriere" ha dimenticato che i misfatti addebitati a Scrivano si trovano segnati egualmente nella fede di perquisizione di ciascun brigante.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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