Pagina (263/319)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quello che studiammo per tutto fu l'inerzia dei proprietarii, l'inerzia e l'ignoranza del popolo. I grandi capitalisti tra noi o impiegano il denaro in mutui con usure scandalose, o lo versano nel Banco: nessuno ha spirito di speculazione, nessuno ha spirito di industria, che raddoppierebbe il loro reddito, e darebbe al popolo pane e lavoro. Chi ha pensato a metter su una fabbrica, un opificio? Abbiamo molte pecore, molte vacche, molti cuoii, e nessuna fabbrica di pelli, tranne quella di Cianceruso in Rossano: diretta (se vive tuttavia) da uno Svizzero. Abbiamo molto cotone, ma nessuno opificio per filarlo, per tesserlo, per farne tele stampate, e le due fabbriche di felpa di Corigliano non hanno trovato imitatrici. Abbiamo molta lana, e nessuna fabbrica per spettinarla, filarla e tingerla. Abbiamo gelsi e bachi, ma nessuna bigattiera, e se non fossero stati i fratelli Ottaviani da Messina la seta organzina sarebbe tuttavia tra noi un desiderio. Abbiamo ottime crete in Rende, Rogiano, Terranova, e nessun capitalista pensò ancora a farne una speculazione. Che dirò di piú? Raffaele Fera, e Giovanni Noce, giovani intelligenti ed arditi, fondano in Cosenza una fabbrica di potassa con una distilleria, dando cosí un valore alle ceneri ed alle vinacce che tra noi si buttano; e qual fu il generoso signore che avesse lor detto: - Concorro anch'io all'impresa, e vada innanzi? Siamo un popolo di morti, d'oziosi, e malcontenti schiamazzatori. Insomma, le fonti della ricchezza sono tre, terre, lavoro e capitali, e il lavoro è una relazione, è la copula dei due estremi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





Banco Cianceruso Rossano Svizzero Corigliano Ottaviani Messina Rende Rogiano Terranova Fera Giovanni Noce Cosenza