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      Non potendosi affezionare alla terra, perché non sua, non si è affezionato a veruna cosa, che sia sulla terra. Odia la terra, e la strapazza, gli alberi, e gli rovina, il paese dove viene a dormire la sera, e se vi vede una fontana nuova, un albero nuovo che vi si costruisce e vi si pianta per abbellimento, egli si guard'attorno, e quando è sicuro di non esser veduto fa con la zappa o con la scure un guasto qualunque alle nuove costruzioni. "Ah! - egli dice sogghignando amaramente, - tutto ciò serve pel galantuomo, ed io lo guasto!" I galantuomini, ossia i proprietarii gli son dunque nemici? Noi siamo nelloro numero, e sappiamo che non è il proprietario che ruba e froda il contadino, ma è il contadino che froda e ruba il proprietario. Quando studieremo, lo stato delle persone tra noi, entreremo sopra ciò in piú sottili osservazioni: per ora a noi basta aver segnalato l'odio ingiusto le piú volte, ma sempre accanito che l'uomo del popolo nutre pei proprietarii, e per la campagna da lui coltivata. Tu dici: - Ecco la grandine ha disertato le vigne -; e l'uomo e la donna del popolo ti rispondono: - Si possa far tanto vino quanto basti per una messa di esequie a tutto il paese -! Tu dici: - Ecco, la siccità ha distrutto il grano -; ed essi ti rispondono: - Venga tal fame, che ci costringa a divorarci a vicenda -! Queste ed altre piú crudeli parole ci han fatto sempre fremere, ma non odiare il popolo. Ogni uomo, ed ogni popolo nasce buono ed è buono; è la miseria che lo intristisce, e quella del nostro non è assolutamente, come si fa, da recarsi alla durezza dei proprietarii, ma alla mancanza del lavoro, e delle terre.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319