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      Unendoci si forma una società, la quale senza dubbio è solvibile, se ciascuno di noi a prendersi solo non lo è, ed essendo solvibile trova credito, e dà credito ai suoi socii. Siffatta società si chiama unione di credito, e si costituisce cosí. Gli artigiani A. B. C. un bel giorno chiamano tutti noi altri, e ci dicono: -- Uniamoci. Tutti allora corriamo all'invito, ma A. B. C., che, per trovarci noi tutti in Cosenza, ci conoscono e sanno chi di noi sia onesto, sobrio e buon lavoratore, fanno uno scarto degli oziosi, degl'inetti, dei cattivi, e ritengono i soli buoni. Mettiamo che questi buoni siano quattrocento, e già avremo una società bella e fatta, composta di quattrocento socii. Scegliesi allora un Amministratore ed un Cassiere, e ciascuno dei socii rilascia loro una scritta, onde dichiara di riconoscere la società, e di essere responsabile dei suoi atti. Con ciò, io socio che prima ero solvibile o, poco, o nulla, divento solvibile, perché io garentisco tutti gli altri, e tutti gli altri garentiscono me.
      L'essere divenuto solvibile è un bel diritto e debbo pagarne l'acquisto. Lo pago io, lo pagano gli altri al momento d'essere ammessi come socii, e supponendo che ciascuno di noi paghi una lira, e dia piú 50 centesimi per le spese di amministrazione, è chiaro che la Cassa viene dal primo istante di sua istallazione ad avere un fondo di 400 lire, ed un altro di 200 per i bisogni del suo governo. Fatto ciò, ci dividiamo, e ciascuno di noi ripiglia i suoi lavori. Indi a quattro giorni io mi presento all'Amministratore, e gli dico - Dammi credito.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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