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      Fatto il raccolto, si stabiliranno le quote a ragguaglio del numero delle giornate, e del valore dei capitali adoperati sí in terre, e sí in denaro da ciascuno di tutti noi. Animo dunque, ed avanti". E allora i nostri buoni villani si dividerebbero in falangi, sante e benedette falangi le quali ha da venire pur tempo che debbano prendere interamente il luogo di quelle che armate di spada e di moschetto ora impoveriscono gli Stati. Ciascuna falange avrebbe il suo capoccio; le terre si coltiverebbero tutte, ma successivamente, ma variamente, con amore e intelligenza. Si introdurrebbero migliori metodi di coltura, cesserebbero i furti, gli odii, le invidie, passioni corruttrici ed avvelenate, perché né invidie, né odii, né furti si conoscono nelle famiglie, e nel nostro caso i contadini ed i proprietarii ne formerebbero una.
      E qui facciamo punto, tralasciando di ricordare il gran bene che ne verrebbe all'agiatezza non solo, ma al pubblico costume; perché scriviamo non trattati di economia, ma articoli; ed ai lettori ingegnosi bastano le prime idee, perché piglino amore a siffatte istituzioni, e le conducano in atto. Possiamo sperarlo? Possiamo credere che le parole nostre non suonino nel deserto? Non a caso dicemmo che i nostri grandi signori sono odiati dal popolo. Essi buoni, essi generosi soccorritori delle miserie, essi forniti di carità e disinteresse; e nondimeno il povero popolo gli ha in ira: ira ingiusta, che deve sparire, e sparirà tosto che l'aristocrazia nostra imitando la inglese si farà educatrice del popolo, mescendosi ad esso, associandolo alle sue intraprese, e dirozzandolo.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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