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      Esaminiamo i fatti come realmente stanno. Il Barracco appartiene a distinta, ricchissima e potentissima famiglia, la quale ha il grave torto, imperdonabile in Calabria, di "essere" o di "parere" usurpatrice in massima parte dei terreni della Sila.
      Non sappiamo se motivi personali abbiano spinto il popolo cotronese al grave insulto fatto all'abitazione di lui; ma la potentissima ragione ha da essere quella per noi accennata, poiché nessuna questione, quanto la silana, è cosí vitale per quei popoli.
      La Sila è un immenso acrocoro, che occupa il miluogo della Calabria Citra e della Calabria Ultra II alle cui pendici sono accasati tutti i villaggi calabri. Inalberata di pini, ricchissima di acqua, copiosa di pascoli, è la sola contrada che dà a quelle popolazioni segale, orzo, patate, fieno, legname da costruzione e da fuoco, lino di pregevolissima qualità, e che alimenta la pastorizia sí di capi minuti, che di grossi.
      Un tempo era comune a tutti quei popoli, finché furono liberi: ma dai Normanni introdotto il feudalismo in quelle regioni, cominciarono le usurpazioni baronali. I luoghi chiusi si chiamarono "difese", e lo spazio libero agli usi e all'industria delle popolazioni andò via via scemando.
      Si ebbe ricorso ai re della prima dinastia, e questi fecero come gli antichi giudici dei tempi esopici diedero torto alle due parti litiganti, e dissero: - La Sila è nostra, la Sila è demanio.
      E le popolazioni, ed i signori delle difese furono costretti a pagare imposizioni, che prima non aveano.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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