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      Quella polvere si crede un filtro potente; e di qui l'espressione: mi ha versato la polvere. Anche filtro è il sangue mestruo.
      La magara s'introduce pel buco della toppa, tocca i ragazzi, e gli stroppia, i mariti e li fa impotenti; e quando uno di questi è insoffribile, la magara consiglia alla moglie di mangiarsi una gallina nera di venerdí, e buttarne le penne in sette strade. Per fare ammalare un uomo, la magara ficca chiodi in una mela o testa di gallo, e la butta sulla casa di lui, e nella via per dove passa. Un batuffolo di cenci che s'incontra per la strada spaventa il calabrese, che lo crede una fattura. In Calabria si fanno pellegrinaggi alle Chiese e ai paesi dove si crede che si trovi buona magara; e tutte le malattie insanabili si credono effetto di fattura. Quando l'infermo viene creduto affatturato si chiama la rimediante. Siede presso all'ammalato, e lo guarda a traverso delle dita delle due mani, che ella tiene sollevate ed aperte. Poi geme, pronunzia tre parole: e se dice: I polpastrelli mi lucono, è certa di avere sciolta la magia, e consola l'infermo. Se poi dice: I polpastrelli li veggo oscuri, è segno che la morte dell'infermo è irreparabile.
      Per innamorare una donna, bisogna farle mangiare una pitta con tre gocce del proprio sangue; tre peli del pube, e tre fili [della corda] della campana di tre chiese.
      Rimedio contro le fatture è il pignatello. Si fa a bollirvi dentro ruta di tre finestre, pane di tre case, e l'olio di tre chiese del Sacramento. Si fanno bollire, e se ne strofina l'infermo.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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