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      Poi si getta di notte in un crocicchio. Per togliersi alla insidia delle magare si porta addosso un abitino con dentro una corda di campana, orecchio di cane, una palla omicida, un pezzo di stola benedetta, sale, miglio, e tre foglie di agrifoglio, portato nella mano dritta, e che non abbia passato fiume.
      Il venerdí santo girano le magare. Per evitarle bisognano le seguenti precauzioni:
      1) un vaglio o la madia riposte dalla parte interna dell'uscio;
      2) un pezzo di lievito messo al limitare;
      3) un coltello o altro pezzo di acciaio sotto il guanciale;
      4) il mantello sul letto che significa quello di S. Giuseppe;
      5) un pugno di panico avvolto in un panno di lana e posto presso al letto. Le maliarde non possono offendere se prima non contano quel panico; e ciò a fare vi vuol tempo. Suonerà intanto mezzanotte, ed elleno perdono ogni potere.
      Questo medesimo potere di entrare nelle case per il buco della chiave lo hanno le magare il primo venerdí di marzo. Le magare percorrono la via nel tempo della mietitura; perciò per salvare da fatture le biche del grano, i massari vi mettono dentro un sfoglio (?) di cipolla, un pezzo di ferro, ed un istrumento rurale qualunque. E quella cipolla si guarda poi [illeggibile]. Le magare hanno potere sui fanciulli finché non sono battezzati; e però finché il neonato è senza nome, le madri mettono sulle finestre un pezzo di sale, e un altro di acciaro.
      In tutti i venerdí non si parla mai di magare; e se altri ne favella si conchiude con dire: Piombo all'orecchio loro che oggi è sabato per noi.


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





S. Giuseppe Piombo