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      «La prima di queste memorie era già stata presentata, quando lo scrivente ebbe sentore del calunnioso sospetto di cui era vittima. Determinossi quindi a rispondere anche più arditamente al secondo quesito, sperando che la suprema Autorità si farebbe con lui più severa e la gravezza della pena che gli infliggesse mostrerebbe che, se egli confessò la parte avuta nella congiura, nol fece già per speranza d'impetrar misericordia, ma perchè il negare ciò che era fatto evidente sarebbe stata stoltezza.
      Cinque mesi di prigionia coi ceppi ai piedi ad onta che avesse una gamba piagata, il trattamento strettamente carcerario, di pan nero, minestra ed acqua, lo scorbuto provenutogliene, le frequenti minacce di bastone o di maggior strettezza nel cibo, la solitudine e privazione d'ogni libro, fin del Breviario; la certezza che undici complici avevano confessato, e le loro deposizioni stavano a suo carico; il dolore di un confronto avuto con un amico, alle vere asserzioni del quale avea osato dare una mentita, egli straniero affatto alla menzogna, la prospettiva di tante scene consimili, e la certezza che le sue negative contro le tante deposizioni l'avrebbero infallibilmente addotto al patibolo, non valsero a vincere la sua fermezza; egli era preparato ad incontrare la morte colla massima tranquillità.
      «Ma sciaguratamente la sua delicatezza nel maneggiare danari altrui l'avea indotto a tenerne registro, di che erano consapevoli i più di coloro che li pagavano: sicuro di sè egli aveva contato sul carattere di due amici, i soli che sapessero leggere quel registro, tutto a cifre numeriche, e che gli fu appreso all'atto del suo arresto.


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Del comitato segreto insurrezionale bresciano nell'anno 1850-51
di Faustino Palazzi
Stab. Tip. La sentinella Brescia
1886 pagine 106

   





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