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      Perlaqual cosa in questo libro, nel quale io dò principio alle mie antichità, & ne gli altri, che piacendo Iddio seguiranno; desidero che tanto maggior studio sia posto nel considerar quel poco, che si dirà; & i disegni, che si porranno: quanto con maggior fatica, e con più lunghe uigilie io ho redutto quei fragmenti, che ne sono rimasi de gli antichi edificij, à forma tale, che gli osseruatori dell'Antichità ne siano (come spero) per pigliar diletto; & gli studiosi dell'Architettura possano riceuerne utilità grandissima; essendo che molto più s'impara da i buoni esempi in poco tempo co'l misurarli; e co'l ueder sopra una picciola carta gli edificij intieri, e tutte le parti loro; che in lungo tempo dalle parole: per le quali solo con la mente e con qualche difficultà può il lettore uenir in ferma, e certa notitia di quel, ch'egli legge, e con molta fatica poi praticarlo. Et à ciascuno, che non sia del tutto priuo di giudicio; può esser molto manifesto quanto il modo, che teneuano gli antichi nel fabricar fosse buono: quando che dopo tanto spacio di tempo, e dopo tante ruine, e mutationi di Imperij, ne siano rimasi in Italia, e fuori i uestigij di tanti lor superbi edificij, per li quali noi ueniamo in certa cognitione della uirtù, e della grandezza Romana, che altrimente forse non sarebbe creduta. Io dunque in questo Terzo Libro nel porre i disegni di quegli edificij, che in lui si contengono; seruarò quest'ordine. Porrò prima quelli delle strade, e de i ponti, come di quella parte dell'Architettura, laqual appartiene all'ornamento della Città, e delle Prouincie, e serue alla commodità uniuersale di tutti gli huomini.


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I quattro libri dell'architettura
di Andrea Palladio
Hoepli Milano
1945 pagine 235

   





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