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      Si alzano le pergole.
      Si zappano gli ulivi.
      L’ortolano fa il semenzajo del tabacco, e pianta la siepe comunemente con barbatelle, e nelle terre umide interrando intorno all’orto una funicina prima bagnata e poi coperta di semenza di rovo (ruvettu).
      Dal giardiniere s’innestano peri, pomi, peschi, alberges (sbergi); si piantano i semi o i rami dei peri, meli, gelsi, nespoli, mandorli, fichi, cedri, cotogni, pioppi, giuggioli (’nzinzuli), castagni, salci, bossi, citisi e della palma.
      Si prosegue il piantamento dell’erbe odorose e dei gelsomini selvaggi. Si dividono le piante grandi della ortensia (in quei luoghi ove il clima il comporterà), e se ne piantano i rami. Si tosa il bosso.
      Si comprano gli animali per la razza: cavalli. asini, tori, pecore, capre, porci.
      Si visitano le arnie delle api (fasceddi), e si profumano con erbe forti, come rosmarino ec.
      Si levano dalle arnie i favi (vrischi) viziati. Si continua a somministrare alle api il nutrimento, e si comincia a provvederle d’acqua, dove l’alveare non sia vicino ad un rigagnolo.
      Si ripulisce il colombajo e si ristaurano i nidi dei colombi perchè non cadano le uova.
      Si continua a porre sotto le chiocce le uova delle galline, gallinacce, oche, anitre e di altri volatili.
     
      MARZONelle montagne si semina il grano marzuolo.
      Si sarchiano per la seconda volta le biade (scurriri), e si zappano le fave, rincalzandone le radici; ove le biade lussureggiano in erba, si usa da alcuni di farle spuntare dal minuto bestiame.
      Si arano per la terza o quarta volta le risaie.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189