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      Chi vuol conservare l’uso di orlare le ajuole con tali piante, rinunzii ad avere un giardino pulito e libero dagli insetti.
      3. La terra di un giardino deve peccare piuttosto nell’essere sciolta che tenace. Lo scolo dell’acqua debb’essere facilissimo e rapido. I concimi sieno almeno di un pajo d’anni. Le vinacce dopo tre anni possono servire pel fiorista invece del terriccio di bosco. Si badi che lo ingrassar troppo è spesso cagione che molte piante vanno a male. La pratica insegna quando occorra aggiunger letame.
      4. Le piante con cipolla amano il terreno sabbioso mediocremente pingue. Le piante tuberose, o a radica, lo vogliono più compatto, ma non troppo pingue. Una terra di vecchio canapaio passata a traverso un vaglio è molto conveniente.
      5. Non dee il giardiniere fissare mese, nè quarto di luna per lavorare e ripulire il giardino. Le stagioni di primavera e di autunno sono quelle dei maggiori travagli da farsi, se è possibile, prima che cadano le benefiche piogge. Ogni giorno vi è qualche erba da levare, qualche angolo da lavorare.
      6. Non si possono dare precise regole intorno alla disposizione dei fiori. Un abile fiorista tiene le sue ajuole in modo che possono quelli succedersi. Perciò p. e. pianta nel mezzo o nell’orlo delle ajette le piante da primavera, e poi mette dove lasciò vuoto quelle della estate. Non piace quel destinar esclusivamente una porzione del giardino alle piante di una data stagione. Rimanendo vuota dopo la fioritura, rende tristo il giardino.
      7. Si pecca fra noi nel tenere vasi grandi.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189