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      Non sarà poi inutile lo accennare quanto prodigiosa sia tra noi la consumazione degli articoli diversi di legname, che per mancarne in paese ritiriamo dall’estero. L’economia forestale non dovrebbe perciò perdersi di vista, e potrebbe anch’essa contribuire all’accrescimento della ricchezza della Sicilia.
      Son questi a nostro credere i principali oggetti ai quali i coltivatori siciliani rivolger potrebbero la loro attenzione e la loro industria, ora che l’antico sistema agrario è minacciato di totale rovina. Noi siamo persuasi che all’estrazione dei nostri generi cereali, sostituita quella degli oggetti sopra indicati, ne risulterebbe per la Sicilia una più considerabile pubblica e privata ricchezza, che ci metterebbe in grado di comprare un maggior numero di prodotti stranieri, ciò che sarebbe la vera misura della nostra maggiore prosperità. Vi sarebbero ancora delle produzioni importanti da potersi coltivare nel nostro clima, ma che complicate circostanze rendono altrove più utili che da noi. Tali sarebbero principalmente le canne da zucchero, pianta una volta comune in Sicilia, l’esportazione della quale era anche un ramo delle finanze dello Stato, ma che ora non sarebbe più conveniente coltivare, perchè i vantaggi grandissimi che ha l’America per questa coltura non possono esser vinti per adesso dalla nostra industria.
      Finalmente non essendo a noi il metter parola sui mezzi, onde ottenere quanto di sopra si è suggerito, ci contentiamo che fossero bene accolti siffatti nostri pensieri, i quali servir potrebbero a sempre più confermare lo spirito patriottico che ci ha guidato nella pubblicazione degli stessi.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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