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      Nei terreni poi troppo sabbiosi, o troppo tenaci, come gli argillosi, ha una vegetazione poco felice e dà una meschina fruttificazione.
      L’esposizione che più conviene a questa pianta è la meridionale, ben riparata dal nord; esser non dee però nè troppo bassa, nè esposta a copiose guazze nell’autunno. Non germoglia bene ne’ siti umidi, come ne’ freddi o troppo elevati. La vicinanza del mare è assai favorevole al suo crescimento, perchè i venti che regnano sulle coste, pregni di particelle saline, aiutano grandemente la sua vegetazione.
      Il terreno ove dee coltivarsi il cotone uopo è che sia con somma diligenza preparato, e ben rivolto e stritolato da profonde arature, o da lavori eseguiti anche con la vanga, perchè la radice principale della pianta possa liberamente sprofondare, e quelle laterali si dilatino facilmente e senza ostacoli. Nelle piantagioni di cotone fatte sopra terreni sodi ed ingombri d’erbe e di cespugli fa di mestieri stritolare e rivoltare più spesso la terra, finchè ne sia perfettamente ripulita. In quelli però già dissodati, non sono ordinariamente necessarie più di tre arature, che bisogna eseguire una sul cader di autunno, e le altre in primavera, facendo che l’ultima preceda immediatamente la seminagione. Taluni coltivatori, come i Chinesi, usano d’erpicare la terra dopo ogni lavoro coll’aratro, e ciò riesce molto utile.
      In generale il terreno che si destina al cotone bisogna che sia ben stritolato e friabile, ed è per questa ragione da una parte, e per l’imperfezione dei nostri aratri dall’altra, che in Sicilia bisogna lavorare sei o sette volte il terreno pria di seminarvi il cotone, ed essendo questa una spesa considerabile, ciascuno sente la necessità di migliorare i nostri aratri, con fornirli almeno di largo vomere, e di un orecchio, onde render tra noi più economica la dispendiosa coltura di questo vegetabile.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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