Pagina (108/189)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Si torni indi a lavorare, a stritolare ed eguagliare coll’erpice e col cilindro sul cader della fredda stagione; indi si concima nuovamente colle urine e con sterco colombino.
      Si pratica in seguito un terzo lavoro, ciò che far si suole verso la fine di marzo, ed allora se ne esegue la seminagione, ricoprendo la semente alla maniera del grano, coll’erpice cioè e col cilindro. Cresciuta la pianta all’altezza di due dita si sterpano a mani e con ogni diligenza le mal’erbe, e sarà quello il tempo di ramificarlo nel modo che segue.
      Si divide il campo principalmente per mezzo di linee paralelle distanti tra loro circa cinque palmi in tanti quadrilunghi; a due lati di ognuno di essi si situano a rincontro delle serie di legni a forca, alti poco più di mezzo palmo, distanti tra loro 4 in 5 palmi. Incastransi sopra questi legni a traverso dei quadrilunghi suddetti dei pali di una corrispondente lunghezza, sopra i quali mettonsi poi dei rami d’alberi sì spessi e fronzuti da formare sopra il lino una specie di tettoia, o graticcia, tutta bucata per i piccoli vani ed interstizii, che lasciano i sopradetti rami. Il lino così coperto s’introduce naturalmente nel crescere per siffatti voti, e questa tettoia di ramoscelli, mentre serve a difendere la pianta sottoposta dalle inclemenze della stagione o dall’ardore dei raggi solari, le appresta al tempo stesso un opportuno sostegno da compartirle vigore e robustezza; ciò che contribuisce grandemente ad una vegetazione perfetta. Quando il lino è arrivato alla sua maturità si raccoglie colle mani, e si espone al sole per 24 ore: se ne fanno poi delle piramidi, e quando sarà ben asciutto si ripone negli appositi edifizii.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189