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      Il Biroli però mostra la superiorità di questo metodo, e vorrebbe che i grandi proprietarii l’adoperassero.
      Estratta finalmente la canapa dal maceratoio, conviene tosto lavarla in acqua pura, avvertenza che in pochi luoghi si ha, contentandosi di sciacquarla nello stesso maceratoio. Avvertasi di battere la canapa sull’erba, non mai sulla sponda terrosa. Si ripeta, nè vi stanchi, la lavatura, onde si pulisca il più che sia possibile. Poi si metta a seccare. Indi si maciulla, si gramola, e finalmente si passa al pettine, quando non si converta in corda.
      Ved. Filippo Re, Elem. di Agric.
      Stefano Coppoler
     
      XXVII.
      SUL COLTIVAMENTO DEL COLZANe’ nostri paesi, dove, per le scarse facoltà d’una massima parte de’ nostri coltivatori, non è ancora potuta venire l’usanza di far bene il maggese; noi che quanto si possa cercammo sempre le vie di farci utili a’ contadini siciliani, abbiamo stimato a proposito suggerire e mettere loro in cuore il coltivamento d’una pianta che occupi la terra nell’intervallo dalla raccolta alla semina; una pianta ottima per il bestiame, grata al palato degli uomini, ed utile finalmente per l’olio che si estrae dal suo seme, massime in quelle parti dove sia penuria di ulive.
      È questa una varietà di cavolo estrania alla Sicilia, che chiamasi colza. Le sue foglie radicali sono picciolate, sinuate, talvolta pennate alla base; e le foglie caulinari sono sessili e cuoriformi; tutte però liscie, di un verde ceruleo, di diversa grandezza, ma sempre più piccole delle altre varietà. Esistono due sotto-varietà di colza: l’una del colza bianco, che ha i fiori bianchi, l’altra del così detto colza freddo, che ha i fiori gialli, le foglie più grosse e più grandi, e resiste meglio a’ rigori della stagione, per lo che dee preferirsi alla prima.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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