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      Gli ortolani infatti non lavan mai i semi delle zucche e dei cocomeri. Che, se conviene separare dal frutto i semi degli agrumi, delle mele, delle pere, ec., ciò è per la ragione che, contenendo ogni frutto molti semi, essi nascendo uniti farebbero un cespo, e le radici verrebbero così tenacemente annodate, che soffrirebbero molto nello staccar l’una dall’altra le pianticelle, e trapiantarle separatamente. Tutte le frutta nocciolute però non hanno mestieri di spolpare per germinare.
      Tutte le cure dell’agricoltore per avere un buon semenzaio si riducono a divellere bene la terra, piantarvi i semi in file regolari alla distanza di un palmo l’uno dell’altro, e lasciare tramezzo dei viottoli per potervi entrar l’uomo a sarchiare, e ripulire la terra, operazione che deve spesso ripetersi.
      Dopo uno o due anni, secondo che le nuove piante avranno consistenza e vigore, si tolgano con molta cura dal semenzaio, e si trapiantino distanti un quattro palmi l’una dall’altra, in un campo preparato al modo stesso, che dicesi piantonaio, ove l’anno appresso s’innestino, ed al secondo anno si pongano a conveniente distanza nel luogo ove devono stare, che dicesi posticcio, il quale è ben che si prepari nel miglior modo possibile, onde gli alberi vengano presto al loro pieno incremento.
      È però da avvertire gli agricoltori che tali operazioni non sono necessarie per gli alberi da bosco, come la quercia, l’abete, il pino ec.; i quali amano meglio nascere ove devono stare, e fanno loro anzi bene che no, le erbe spontanee che lor crescono intorno, e le riparano nella prima età, purchè non siano cespi ed arbusti assai alti per aduggiarli.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189