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      Non accade ripetere ciò che sopra si è detto, che il procurarsi gli alberi in tal guisa è nel fatto un risparmiar tempo e spesa, giova però far considerare agli agricoltori siciliani che gli alberi più che si trapiantano ed innestano, migliori in tutto divengono. Laonde un albero venuto da seme, innestato, e replicatamente trapiantato, darà certo migliori e più copiose frutta di quello venuto da un pollone o da un ramo ficcato in terra senza più. In Toscana infatti ed in Francia, ove si producono le più belle frutta di Europa, i giardinieri, non contenti di tutte le operazioni fin qui esposte, innestano replicatamente in loro stessi gli alberi da frutto.
      Noi ci vantiamo d’ avere in Sicilia vasti uliveti, estesi mandorleti, pometi, ed assai alberi da frutto d’ogni maniera: ma non consideriamo che i turbini schiantano spesso gli alberi più annosi; che ad ogni soffio di vento le frutta vanno giù: che gli alberi nostri vanno soggetti a mille malori; che spesso senza veruna causa apparente essi danno poco o nessun frutto, e questo è quasi sempre magagnato; e finalmente che noi non abbiamo, nè la quantità, nè la qualità delle frutta che s’hanno altrove. Onde ciò? dalla poco cura nel propagare gli alberi. Se questi fossero venuti da seme, se nella loro infanzia fossero stati trapiantati, avrebbero radici così forti da reggere all’impeto dei venti, le frutta, attaccate ad un picciuolo più sano, non cadrebbero di leggieri; gli organi interni più vigorosi non andrebbero soggetti ad alterazioni; la corteccia più liscia, più tenace, senza screpoli non darebbe presa agl’insetti; e i replicati innesti renderebbero le frutta nostre assai migliori di quel che non sono.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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