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      Nei tempi antichi questa pianta non era molto in uso per le sue venefiche qualità. Infatti presa a dose avanzata è capace di produrre nausee, vomiti, vertigini, oscuramenti di vista, ecc. Ma a dose rifratta è oramai provato dall’esperienza che è assai giovevole ai mali di cui sopra si disse, e che specialmente per l’attività che ha di scemare le pulsazioni, serve a ritardare i funesti progressi delle aneurisme, se non ad estinguerle interamente.
      A. C.
     
      XXX.
      SULLA COLTIVAZIONE DEGLI ULIVI IN SICILIA.
      Sin dall’età più remota l’ulivo è cresciuto nei campi nostri in tale copia, che dice taluno essere stato dato dai primi Greci che qui stanziarono il nome di Sikelia a quest’isola pel fico e per l’ulivo, che da per tutto trovavano: e nei felicissimi tempi di appresso, Diodoro narra che tutto il tenere di Agrigento era piantato ad ulivi, onde traea la principale ricchezza quella opulentissima città. Anche ai dì nostri da per tutto è ulivi: ma in poche contrade si coltiva in modo da trarne gran profitto, anzi questa ricca produzione è spesso vergognosamente trascurata.
      Non è raro il caso di vedere in Sicilia vasti poderi gremiti di oleastri così grandi, che ulivi sembrano a chi non è da presso, i quali servono solo ad aduggiare il suolo, che però non dà altro profitto che un po’ di pascolo. Vi ha in alcuna contrada boschi d’ulivi, i quali, pei rovi e per gli arbusti selvatici d’ogni maniera. son divenuti impenetrabili all’uomo; la maggior parte delle ulive, che sopravanzano al pasto degli uccelli e dei topi, si riproducono, e rendono sempre più folta la macchia, divenuta covile di lupi sicurissimo; onde quelle fiere si son moltiplicate a segno che, nelle mandre dei dintorni, si calcola da rio in buono un trenta per cento la perdita delle pecore divorate in ogni anno.


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Calendario dello agricoltore siciliano
di Niccolò Palmeri
Tipogr. Pensante Palermo
1883 pagine 189

   





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