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      Dall’altro lato, tutto il popolo di Siracusa, e fino i vecchi, le donne, i fanciulli, accorsi in sulle mura a veder la battaglia, erano specchio al valor dei Siciliani; i quali, vistosi, al dir di Diodoro, come nel teatro della salvezza della patria, gonfi delle vittorie testè riportate su quegli stessi nemici, correano con feroce ardimento all’ultima prova di quella guerra.
      Quasi dugento legni combatteano in quel solo angolo del porto di Siracusa. L’angustia del luogo non permetteva una battaglia ordinata. La sola rabbia dirigea i combattenti. Qui vedevi due navi aggrappate, sulle quali si combattea con tanta ostinata ferocia che pur uno non vi restava in vita. Lì, sfondata una galea, coloro che sopra vi erano passavano d’un salto sull’altra e vi continuavano rabbiosi la pugna. Spesso, fatto in pezzi un legno, soldati, galeotti, capitani, abbatuffolati ne andavano giù; ma per lo sommozzare non isbollivano le ire; s’inerpicavano ad alcuna delle navi nemiche, ed uccisine e spintine in mare i difensori, se ne impadronivano. Inferocivano i combattenti, non che fra essi, ma contro que’ miseri, che in gran numero cadevano in mare; i quali, mentre si affannavano per ghermire alcun legno, alcuna fune, alcun mezzo di campar la morte, morte più crudele aveano con dardi, con pertiche, con uncini dì ferro. La battaglia d’ora in ora incrudeliva. Il fracasso delle navi, che cozzavano; i colpi d’innumerevoli remi, che rompevano il mare; il forte e continuo picchiare dei ciotti, che di qua e di là si tiravano; le grida, ora liete ora minaccevoli, dei combattenti; il guaire de’ moribondi; gli urli dei feriti; i clamori degli astanti, faceano uno spaventevole frastuono, che a gran distanza rimbombava in terra.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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