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      Venne ad accamparsi ad Erbesso (28). In Siracusa, in questo, mentre si riuniva il resto dell’esercito, e si apprestavano le macchine per quell’assedio, i soldati nei loro crocchi cominciarono a mormorare del tiranno, ed a rimproverarsi l’un l’altro per non aver dato mano a que’ cavalieri, che lo aveano respinto. Un Dorico, capitano proposto da Dionigi, sentendo uno de’ suoi soldati a parlare in tal guisa, lo riprese; rispostogli colui con maggiore insolenza, gli si avventò come per percuoterlo; gli altri corsero in difesa del compagno; misero a morte Dorico; e vennero fuori, gridando libertà e morte al tiranno. La truppa trasse da tutte le parti e loro si unì.
      Dionigi, tornato di volo in città, trovò che i ribelli, afforzatisi all’Epipoli, aveano scelto a loro comandanti gli uccisori di Dorico, ed aveano chiamato in loro soccorso una mano di cavalieri che, nemici della tirannide, erano iti a stanziare in Etna, quando Dionigi ebbe il supremo potere. Ottanta galee di Reggio e di Messena vennero in loro ajuto. Lo stato del tiranno, chiuso da tutte le parti, era così pericoloso, che i suoi stessi mercenarî lo abbandonarono.
      In tale stretta, Dionigi, confortato dallo storico Filisto a fare i massimi sforzi per conservare la tirannide, finse di cedere. Propose ai ribelli di spogliarsi dell’autorità, purchè gli fosse concesso di andare altrove co’ suoi. Vi aderirono coloro. Si convenne, che Dionigi sarebbe partito con cinque navi da carico. Come se l’affare fosse del tutto finito, molti tornarono alle loro occupazioni nella città e ne’ campi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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