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      Confortati così i soldati, fece Dione un sacrifizio ad Apollo; terminato il quale, fece bandire allo scoperto le mense per tutta la truppa. Alla vista di tanti vasi d’oro e d’argento, sparsi per le tavole, si rianimò la confidenza e ’l coraggio de’ soldati. Non essere possibile, pensavano eglino, che un uomo di età matura e tanto dovizioso, s’accingesse ad una impresa così ardua, senza essere sicuro della riuscita. Il coraggio loro venne poi accresciuto da uno ecclisse della luna, accaduto sul momento della partenza; perocchè Milta da Tessaglia, ch’era in voce di valente indovino, gridò essere quello manifesto indizio di prosperi eventi; e che la potenza dei tiranno siracusano era per essere, come quell’astro, oscurata.
      Con tali auspicî mosse Dione dall’isola di Zacinto nell’agosto dell’anno 4o dell’Olimp. 105, (357 a. C.) (39). Dionigi, che forse prevedea che Dione sarebbe finalmente venuto a tal passo, avea mandato Filisto con molti legni a Japigia, per intraprenderlo. Dione, sia che avesse avuto lingua di ciò, sia lo avesse temuto, fece rotta, quanto al largo potè, dai lidi d’Italia; e, senza essere scoperto dai Siracusani, giunse dopo dodici giorni al capo Pachino. Non volle prender terra così vicino a Siracusa; e, malgrado le proteste de’ piloti, che assai temevano del vento di settentrione, che cominciava a levarsi, altrove si diresse. Non s’erano appena allargati che il vento divenne furioso; una fiera tempesta si mosse, accompagnata da densa caligine, da folgori, da tuoni e da dirotta pioggia.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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