Pagina (167/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I Siracusani che si tenevano sicuri di prender vivo il tiranno, respinsero la dimanda. Dionigi, posto sulle navi le persone più care e le cose più preziose, consegnata la rocca ad Apollocrate suo figliuolo, ingannando la vigilanza d’Eraclide, andò via e si ritirò in Locri.
      VI. - Eraclide, per isviare la male voce, che a lui si dava per avere lasciato scappare il tiranno, fece ad un Ippone, oratore popolare, proporre nell’assemblea del popolo una nuova ed uguale distribuzione di terre fra tutti i cittadini, togliendone a chi troppo ne avea, per darne a chi non ne avea. Progetto messo sempre avanti da coloro, che hanno voluto mettere sossopra la società. Eraclide caldamente difese la proposta. Dione fortemente vi si oppose; per cui venne odiosissimo alla plebe, che avea parte, e forse la maggiore, nelle pubbliche deliberazioni. Per lo che il decreto fu vinto, e, per maggiormente aontarlo, furono tolti a’ suoi soldati gli stipendî ed a lui il comando, eleggendo venticinque capitani fra’ quali fu Eraclide. E, per togliergli qualunque appoggio, tentarono i soldati, con prometter loro la cittadinanza, se lo abbandonavano. Coloro nol consentirono; anzi, per sottrarlo alla furia della plebe e de’ suoi nemici, con essoloro ne lo menarono in Leonzio. Non fu lasciato partire senza molestia. Gli oratori tanto aizzavano il popolaccio, che una gran frotta venne ad assalirlo. Invano Dione pregava que’ forsennati a lasciarlo andare; invano accennava loro i comuni nemici, che d’in sulla rocca gioivano delle loro discordie; coloro che credevano di sopraffare quel pugno di stranieri, con più impeto andavan lor sopra.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Siracusani Apollocrate Eraclide Locri Ippone Eraclide Leonzio Dione